Considerato ciò, esplicitando che si tratta di alcuni esempi chiaramente non esaustivi delle varie conseguenze cui il fenomeno del “campionismo” può portare, è importante che i componenti delle società sportive ne siano sempre più consapevoli e che compiano delle azioni volte a rendere operazionali tali conoscenze derivabili dalla letteratura scientifica.
Un passaggio importante dunque è la presa di consapevolezza del fatto che il talento non è un costrutto statico ma incrementale e che si delinea in base a fattori eterogenei tra loro il cui esordio e la cui latenza devono essere conosciuti e rispettati anche con il fine di arginare, per esempio, il rischio di identificare idoneo in modo assoluto un atleta che in seguito, magari alle prime avvisaglie di un disagio che si esprime in termini di performance, viene rivalutato e arginato.
Dunque, far conoscere e stilare delle linee guida condivise ed ufficiali per la selezione degli atleti nel rispetto della loro individualità e del cambiamento funzionale o problematico, cui possono andare incontro in quanto esseri viventi, permetterebbe di avere una visione più ampia rispetto a una mera attenzione statica verso capacità di tipo fisico e tecnico che rimangono assolutamente imprescindibili ma che non sono in ogni caso stabili e non possono essere considerate sufficienti per poter, forse con maggior probabilità, promuovere il successo sia personale che sportivo degli atleti.
Considerando questa premessa, l’obiettivo che mi sono posta sviluppando il presente elaborato è stato quello di partire dal fenomeno del “campionismo” e di concentrarmi su uno specifico ambito cui è direttamente connesso; dunque, ho proceduto facendo un’analisi della letteratura così da riassumere alcuni dei principali modelli che riguardano le componenti da valutare nell’ambito del talent scout calcistico concentrando maggiormente l’attenzione sullo studio di Orosz e Mezo (2015) in cui è stata descritta l’ipotesi e l’indagine preliminare di un modello integrato che ha permesso di mettere in evidenza come la valutazione e l’incremento di alcuni fattori psicologici (e.g., la concentrazione, la gestione dell’ansia, la self-confidence, le abilità sociali e di coping) possa contribuire a migliorare le capacità personali (dunque anche tecniche e di prestazione) di atleti considerati di talento.