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Kitesurf - Aspetti psicologici

di Franco Russo*

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Molti sono i fattori che influenzano la nostra performance nel Kitesurfing, alcuni di tali fattori concernono la psicologia, altri sono organizzativi (es. scelta dell’attrezzatura) altri sono relativi allo spot dove ci cimentiamo nella pratica del kite.

Sebbene molte delle cause di incidenti siano di natura fisica (struttura corporea, livello di condizione, attrezzature insufficienti, o situazioni meteomarine inadeguate), anche i fattori psicologici hanno una rilevante importanza.

Gli infortuni causati in parte da variabili psicologiche e in parte da deficienze fisiche, devono essere riconosciuti e considerati evitabili.
Si può ridurre il rischio di infortuni tramite l’allenamento in palestra, l’apprendimento di tecniche adeguate, e bisogna anche intervenire sull’atteggiamento psicologico e motivazionale.

Lo Stress
Nello sport l’atleta valuta cognitivamente le richieste poste dalla situazione della uscita in mare, l’adeguatezza delle proprie abilità e le conseguenze del fallimento/successo.
Le cause dello stress nel kitesurf è da considerarsi/ricercarsi su due componenti:

1. La ricerca della performance ottimale in acqua (trick, salti, wave ecc.)

2. Stanchezza fisica e psicologica (es. condizioni meteomarine impegnative).

Se l’atleta vede la session/competizione come una sfida, come eccitante e divertente, il risultato sarà uno stress “buono” (eustress) che può aiutarlo a rimanere concentrato sul proprio obiettivo ed affrontare la session/gara con successo.
Il rischio d’incidente in questa situazione sarebbe più basso di quando un atleta prova uno stress “cattivo” (distress), a seguito di una valutazione della session/competizione come minacciosa.
Tale interpretazione si ha più probabilmente quando i kiter percepiscono di non essere in grado di affrontare quel che è richiesto in una situazione stressante. Differenze individuali nella risposta allo stress, possono sia proteggere l’atleta contro l’infortunio sia aumentare il rischio.

La gestione dello stress
È molto importante analizzare le reazioni di un’atleta alle situazioni stressanti e soprattutto in relazione al suo sport; infatti, l’ansia nella pratica sportiva a volte può essere molto positiva ed aiutare uno sportivo ad avere la giusta eccitazione nell’esecuzione del compito (in particolare in sport a rischio) ma a volte nella maggioranza dei casi può essere deleteria e negativa portando ad un possibile decremento della stessa.

L’allenamento è quindi usato per rimuovere e controllare l’ansia che ostacola la performance sportiva. Quello che avviene normalmente negli atleti in special modo quelli d’élite e che imparano a gestirlo quasi spontaneamente senza aiuto esterno o lo tollerano molto bene e imparano a controllare le loro reazioni emotive.

Gli atleti d’esperienza, infatti, con il tempo e quindi con l’esperienza, imparano da soli ad affrontare situazioni difficili nelle session/gare e mettono in atto per loro conto strategie comportamentali e cognitive per combattere queste situazioni che si presentano in mare.
Le risposte per quanto riguarda la gestione dello stress, dipendono dalle reazioni soggettive agli stimoli stressanti.
Una persona può manifestare i segnali dello stress in diversi versanti come: quello cognitivo, comportamentale e fisiologico.
L’instaurarsi di pensieri negativi tende a determinare specifiche risposte fisiologiche e comportamentali e viceversa, le risposte somatiche si riflettono nei contenuti dei pensieri e nei comportamenti.

L’atteggiamento vincente – La motivazione
Peculiare in uno sport estremo come il kitesurf è l’atteggiamento vincente e la motivazione, senza i quali diviene molto difficile:

1. Migliorare le performance (trick, salti, wave ecc. )

2. Affrontare sempre più situazioni meteo impegnative (30 nodi - onde)

3. Affrontare le emergenze.

Un aspetto molto importante, soprattutto per i principianti, è la giusta preparazione psicologica. Infatti se nel bel mezzo delle onde vi viene un crampo,o si viene sballottati dalle onde, oppure si incorre in una avaria ecc, ciò che non bisogna mai fare è agitarsi facendosi prendere dal panico.
Una volta entrati in uno stato di agitazione è difficile uscirne e inoltre sarete molto penalizzati visto che non riuscirete a organizzare le idee in modo congruo per trovare una soluzione al problema e/o una via di fuga per rientra in terra in sicurezza. É necessario dunque mantenere la calma e pensare a una soluzione, e se proprio sapete di non farcela, sbracciatevi per chiedere aiuto. È molto importante non gridare eccessivamente poiché uno schiumone potrebbe farvi ingoiare acqua che peggiorerebbe le cose.

L’energia mentale è quella che si realizza nella fiducia in sé stessi, nella consapevolezza di poter raggiungere i risultati prefissati.
Tale energia è quindi connessa alla capacità di impegnarsi nel programma di allenamento prefissato e di rispettarlo, senza piegarsi a scuse o giustificazioni di varia natura che potrebbero vanificare le energie che stiamo profondendo. Pensare positivo. La convinzione del successo è l’aspetto chiave del processo motivazionale per la realizzazione del nostro obiettivo. Dobbiamo essere in grado di sviluppare sempre una tensione positiva.

Il controllo dell’attenzione
Definizione: La concentrazione è quella capacità che permette di focalizzare l’attenzione su un compito per un certo periodo di tempo, senza essere disturbati o influenzati da stimoli esterni o interni non pertinenti.

Nella prestazione sportiva è riconosciuto come un importante fattore la capacità di concentrazione, in altre parole il riuscire a dirigere l’attenzione su un compito per una corretta esecuzione, soprattutto quando le condizioni in cui ci cimentiamo sono molto impegnative e difficili.

Un’atleta, nelle diverse situazioni si trova a compiere in pochissimi istanti una serie di operazioni cognitive come la raccolta delle informazioni esterne: uditivo, visivo, e tattile, l’elaborazione e quindi il confronto con le informazioni immagazzinate nella memoria ed infine l’esecuzione e il controllo della risposta che si focalizza nella corretta gestione del sistema tavola/kite, del proprio corpo e delle emergenze.
Gli atleti più esperti ed abili riescono meglio nell’isolare gli stimoli esterni irrilevanti, rispetto ai principianti che sono più suscettibili alle sollecitazioni esterne.

Il controllo dell’attenzione varia molto sia tra individui sia nelle varie tipologie di session: long distance, hang time, wave ecc, in ogni modo un adeguato stato di concentrazione si ottiene quando un’atleta riesce a mantenere il giusto equilibrio tra le richieste del compito e le elaborazioni che necessitano per automatizzare e controllare i comportamenti e le decisioni da prendere.

Per ulteriori approfondimenti: www.kite-tecnica.it

e-mail:. info@kite-tecnica.it


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