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Crociato, ecco la nuova frontiera. Si può riparare senza ricostruire

di Giorgio Burreddu



Sì, riparare il legamento crociato anteriore ora è possibile. Attraverso una tecnica basata “su un principio di rispetto e valorizzazione della biologia del crociato”. A spiegarlo è il professor Andrea Ferretti, direttore della Scuola di specializzazione di Ortopedia della Sapienza e medico dell’Italia del ct Mancini. E in qualche modo anche visionario, di sicuro ricercatore attento, minuzioso, positivo.

Dopo due anni di follow up clinici, i dati confermano che la tecnica messa a punto dall’Ospedale Sant’Andrea funziona. E funziona bene. Riparare e non ricostruire: che cosa significa? “L’intervento standard di ricostruzione, spiega Ferretti, consiste nel sostituire il legamento con un tendine del ginocchio dello stesso paziente. Dà ottimi risultati, ma comporta il prelievo da un tessuto dal ginocchio del paziente”. In partica, va ancora avanti il professore, “sacrifichiamo qualcosa per qualcosa di più importante”. La nuova tecnica invece va oltre: “ripariamo” e questo “dà un vantaggio biologico immenso”.

VANTAGGI
Immaginate di poter rimettere insieme qualcosa che si è spezzato sfruttandone le caratteristiche biologiche. Un salto nel futuro. Studi di biologia fatti negli USA avevano mostrato che “il legamento crociato anteriore, da un punto di vista delle sue cellule, delle sue capacità biologiche, non è diverso da altri legamenti”. Quello che ostacola (va) la riparazione è l’ambiente articolare. Oggi nuove tecnologie e nuovi studi, e l’avanzare del sapere scientifico, permettono di gestire al meglio le difficoltà. “Quello della riparazione come concetto è vecchio, ma nel passato non c’erano determinate conoscenze e materiali e i risultati non erano brillanti”.

Non è più così. Certo, spiega ancora Ferretti, “ci sono ancora tante cose da vedere e l’aspetto che stiamo studiando di più è la selezione dei pazienti”. La riparazione va fatta subito, “entro due settimane”, e le percentuali parlano di interventi nel 70% dei casi”, cioè “solo quando il tessuto si presta alla riparazione”.

L’idea era venuta a Ferretti qualche anno fa, “da un incontro con un collega francese che aveva operato una sciatrice, un caso unico alla vigilia delle Olimpiadi invernali. Fece la riparazione, andò bene e la sciatrice gareggiò”. Ferretti, classe ’51, fiorentino, ha messo a punto la tecnica.

STUDI
Quella avviata è una innovazione che può dare benefici incredibili. Basti pensare al calcio. In Serie A si verificano una media di 12 infortuni al legamento crociato ogni anno. Non è stato diverso l’ultimo: “Chiesa della Juventus guida una lunga lista. E i tempi di recupero? “Lo scopo principale, spiega Ferretti, non è il tempo di recupero, ma la qualità del recupero e il fatto di non dover prelevare il legamento”. E ancora: “E’ un intervento molto meno invasivo, ma per ora non mi sento di sbilanciarmi sui tempi di recupero, forse lo sapremo in futuro”.

La rottura del crociato anteriore è una delle più frequenti lesioni del ginocchio da trauma sportivo. Il primo intervento di riparazione realizzato da Ferretti risale al 2018. Una prima pubblicazione nel 2021, con risultati radiologici e non clinici.

I risultati di oltre 140 casi (“numeri notevoli”) sono stati invece presentati al congresso mondiale di ortopedia, a Chicago, lo scorso marzo-aprile. Se ne parlerà ancora a Kuala Lumpur, e nel marzo 2023 verranno presentati ancora più casi.

“Questo intervento praticato solo in 4.5 centri in tutto il mondo sarà il futuro della chirurgia e a settembre ci sarà il primo convegno sulla riparazione del crociato”.

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Fonte: Corriere dello Sport del 24 giugno 2022

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