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Nello sport gli sponsor cripto sono in forte crescita

di Marco Capponi


La santa alleanza tra criptovalute e sport si sta consacrando anche in Italia. Dal 2019 al 2021, secondo quanto emerso da uno studio di Nielsen presentato ieri, il numero di accordi di sponsorizzazioni sportive di società di blockchain, Nft e monete digitali è cresciuto del 425%. Numeri che si confrontano con un mercato degli sponsor tradizionali stabile o in flessione.

Nello stesso periodo l’industria alimentare ha visto una crescita del 9%, mentre assicurazioni e automotive, storici leader del mercato, sono scesi del 3% e 21%. Nonostante ciò, il contesto italiano dei cripto sponsor resta ancora indietro rispetto al dato globale: un business che nel 2026 varrà 5 miliardi di dollari, e in cui già ora gli asset blockchain sono secondi dietro l’industria automobilistica.

“L’Italia è stato uno degli ultimi Paesi in cui gli sponsor blockchain sono entrati”, ha spiegato a MF-Milano Finanza Gianluca Mazzardi, market leader di Nielsen Sport Italia, “perché all’inizio le società preferivano investire in mercati più avvezzi a questo tipo di asset”.

La ricerca Nielsen ha mostrato che il 16% dei tifosi sportivi è intenzionato ad acquistare Nft, contro l’11% della popolazione generale. Una percentuale che passa a quasi un quarto del totale (24%) se si considerano solo i giovanissimi tifosi con meno di 29 anni, che sarebbero disposti a investire nei token non fungibili 434 euro annui (rispetto ai 343 del campione).

Guardando alle intenzioni che portano alla scelta di impiegare il proprio denaro in asset blockchain però la ricerca ha rivelato che al primo posto non c’è tanto l’intento di entrare in contatto col proprio club o atleta del cuore (22% di chi investe in Nft), quanto piuttosto l’intento speculativo di vedere il proprio investimento crescere in modo importante (46%).

“Il mercato è ancora instabile”, ha seguitato Mazzardi, “basti vedere come oscillano le quotazioni di Nft e cripto stesse, con cui si fanno le transazioni”. Al contempo anche i club medio-piccoli (l’Udinese con Kiba Inu, ad esempio) sono entrati nelle mire delle società cripto: “C’è un mutuo interesse”, ha evidenziato Mazzardi, “le società blockchain si fanno conoscere e si mostrano oltre la narrativa di trading speculativo, il mondo dello sport riceve liquidità”.

Il rischio ora, vista l’estrema volatilità delle cripto, è che le sponsorizzazioni possano essere bloccate dalla regolamentazione, come è successo con le scommesse. “Al betting però era associato un discorso di ludopatia, mentre per le cripto non c’è un’associazione con la salute delle persone”, ha concluso Mazzardi, per poi precisare: “C’è però un fattore di rischio. La regolamentazione ci sarà, ma non a livello di sport, bensì di mercato cripto in generale”.

                                                               
Fonte: articolo pubblicato su MF-Milano Finanza del 17 giugno 2022
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