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Enti locali e modelli di gestione
degli Impianti Sportivi


di Aldo Rovagnati




La domanda che ci si dovrebbe porre è: è il contratto di concessione uno strumento valido per la gestione degli impianti sportivi? (vedi articolo precedente).
Prima di dare una risposta, bisogna fare una breve ma importante considerazione. Non vi è dubbio che molte opere pubbliche di natura sportiva realizzate in molte parti del Paese versino in una condizione di sostanziale inutilizzo: basti pensare a tante piscine, palestre, stadi di calcio, piste di atletica leggera che non trovano grande successo di pubblico e giacciono abbandonate o in uno stato di degrado.

Da questo fenomeno si discostano solo pochi casi isolati, per lo più legati agli stadi di calcio ed ai successi delle relative squadre calcistiche: anche in queste rare situazioni, però, sono presenti problemi o comunque il servizio offerto potrebbe essere qualitativamente superiore a quello che in effetti viene dato.

Le cause di questa situazioni sono molteplici e ovviamente variano a seconda dei casi, ma tra le più rilevanti si segnalano:

- in sede di realizzazione, spesso molte Pubbliche Amministrazioni hanno operato disinteressandosi della configurazione e della dimensione del relativo bacino d’utenza;

- miopia o assenza di lungimiranza degli addetti al lavoro nella gestione degli impianti sportivi sotto il profilo economico;

- costante aumento della richiesta di pratica sportiva cui fanno riscontro, per il settore pubblico, una frammentaria e disomogenea offerta di strutture idonee ed un comportamento sostanzialmente inadeguato della Pubblica Amministrazione a rispondere alle nuove esigenze o alle nuove mode.

Nella materia sportiva le strutture esistenti sono sostanzialmente riconducibili a due categorie: quelle destinate ad ospitare lo svolgimento delle attività di carattere agonistico, organizzati in campionati sotto l’egida delle federazioni e del CONI, e quelle invece rivolte alla popolazione per l’effettuazione di attività sportiva a livello dilettantistico o amatoriale.

- Qualora si sia in presenza di impianti di dimensioni piccole e quindi destinati quasi esclusivamente ad attività ricreativa, bisognerebbe prediligere l’aspetto collegato ai cosiddetti fini sociali che l’ente locale deve perseguire. In questo caso, come già detto in precedenza, non e’ consigliabile una gestione diretta da parte del Comune, in quanto i costi di gestione non sono compatibili con il perseguimento del pubblico interesse: si dovrebbe optare per un affidamento a terzi, anche per garantire la possibilità di utilizzo da parte della collettività che è possibile solo se l’impianto viene sottoposto a periodiche opere di manutenzione e non si lascia in stato di abbandono o degrado.

- Nel caso invece l’impianto sia di rilevanti dimensioni e sia stato costruito per contenere un numero di spettatori apprezzabile, andrà data la giusta considerazione all’aspetto imprenditoriale collegato alla gestione, valorizzando così il patrimonio dell’ente locale in senso finanziario ed economico. Per quanto attiene agli impianti di queste dimensioni, l’applicazione della concessione, nelle sue forme di possibilità di utilizzo di immobile, non appare più idonea a soddisfare quelle esigenze che sono sorte con lo sviluppo del fenomeno sportivo, inteso come produzione di spettacolo.

Oggi come oggi, la sola offerta dell’utilizzo dell’impianto non appare sufficiente a soddisfare l’interesse della collettività alla sua fruizione, e si avverte quasi come necessaria la fornitura di una serie di prestazioni che rivestono sì il carattere dell’accessorietà, ma che sono divenute tutte ugualmente importanti in quanto idonee a richiamare pubblico (ad esempio un semplice stabilimento per il nuoto ormai richiede la presenza di strutture di ristorazione, di benessere o spazi per bambini).

La gestione degli impianti attraverso lo strumento della concessione-contratto risulta, così come viene intesa oggi, abbastanza inadeguata, non rispondendo più a logiche di mercato e non essendo più sufficiente l’adesione, sostanzialmente supina, da parte del privato alle clausole predeterminate da parte della Pubblica Amministrazione.
Per operare al meglio, andrebbe forse adottata una linea di condotta meno intransigente da parte dell’ente pubblico, che ampli il raggio d’azione della concessione e faciliti le possibilità di utilizzo da parte dei concessionari e relegando l’azione amministrativa ad una funzione di solo controllo, stabilendo un minimo di risultato per l’interesse pubblico e verificandone il raggiungimento (nell’esempio della piscina comunale il Comune dovrebbe assicurare solamente una equa fissazione del prezzo e orari non impossibili per l’accesso, senza preoccuparsi dei servizi addizionali e accessori, come la presenza di bar, pubblicità o centri estetici, promossi dal gestore).

Nel prossimo articolo si parlerà di "Valorizzazione del patrimonio comunale e controllo sulla gestione"

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