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Le conseguenze dirette implicano
la necessità di remunerare il capitale investito sottendendo
l’individuazione di politiche d’impresa volte a fronteggiare i costi, a
mantenere l’equilibrio finanziario, a garantire la solidità patrimoniale
della società nel medio-lungo termine.
Le conseguenze indirette
impongono al club sportivo di “aziendalizzarsi” anche attraverso un
rinnovamento manageriale in grado sia di valorizzare le diverse
funzioni d’impresa, sia di sfruttare tutte le aree strategiche d’affari
della società. In un simile processo di cambiamento, pertanto, il
ruolo del management quale portatore di valori aziendali e sportivi
diviene di fondamentale importanza, fungendo da garante della redditività
di lungo periodo.
Appare quindi evidente come le novità introdotte
dalla legge 586/96 abbiano radicalmente mutato il contesto di riferimento
delle Federazioni, delle Leghe e delle singole società
sportive e, modificandone profondamente lo status, impongono al loro
management di conciliare il nuovo stato giuridico delle società alle
indiscutibili peculiarità del settore.
Tabella: Conseguenze
dell’introduzione dello scopo di lucro nello sport
L’influenza del mercato sui regolamenti degli sport
Le esigenze del mercato non influiscono solo sul legislatore
istituzionale ma anche sui veri e propri regolamenti delle singole
discipline sportive. Lo stesso comportamento motorio degli atleti,
unitamente alle tecniche e alle tattiche di gioco, viene giocoforza
condizionato dal mutare delle regole; storici esempi sono rappresentati
dalla modifica dell’asticella del salto in alto (1920), dall’accettazione
del cambio sulle biciclette, introdotto al Tour de France nel 1937 o dalla
soppressione dei lanci “in rotazione” e dalla variazione della portata del
giavellotto.
Le modifiche alle regole introdotte nelle diverse
discipline sportive e le proposte di riforma attualmente al vaglio delle
singole Federazioni sportive sono state, il più delle volte, consigliate
da una serie di fattori riconducibili all’evoluzione delle influenze
socio-culturali, al miglioramento delle tecniche di gioco, allo sviluppo
delle tecnologie dell’informazione. Queste ultime, nel corso
dell’ultimo decennio, hanno profondamente mutato i rapporti tra sport
ed ambiente di mercato e, consolidando il crescente rapporto
d’iterazione tra sport e business, inducono sempre più spesso Federazioni
e club a necessarie modifiche dei regolamenti per reperire nuove
e significative risorse economiche.
Tutto questo rende
estremamente difficoltoso sia il compito del legislatore istituzionale sia
quello degli operatori economici, delle Federazioni e degli atleti, i
quali si trovano a dover mediare interessi ed esigenze talvolta
diametralmente opposti; esempi al riguardo riguardano la recente diatriba
circa la ripartizione dei diritti televisivi, l’orario di inizio di molte
manifestazioni imposto, talvolta, dagli sponsor o dai media
(indimenticabile la finale dei Mondiali di calcio Usa ’94 giocata alle ore
12.00 locali con una temperatura altissima), le nuove regole per i
portieri di calcio, fino alle proposta di Blatter, presidente della
F.I.F.A., di far disputare i mondiali di calcio con cadenza biennale.
Tabella: Modifiche
regolamentari e attuali esigenze di mercato
Va notato
come alcune modifiche regolamentari vanno contro la natura stessa dello
sport. Basti pensare al “golden gol” nel calcio, introdotto nei Mondiali
di Francia 1998 e successivamente abolito, che rendeva la competizione,
durante i tempi supplementari, non più uno sport “a tempo determinato” ma
“a obiettivo” (segnare per primi).
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