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Le conseguenze dell’introduzione dello
scopo di lucro nello sport

dott. Lorenzo Gallotti*

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    Le conseguenze dirette implicano la necessità di remunerare il capitale investito sottendendo l’individuazione di politiche d’impresa volte a fronteggiare i costi, a mantenere l’equilibrio finanziario, a garantire la solidità patrimoniale della società nel medio-lungo termine.

Le conseguenze indirette impongono al club sportivo di “aziendalizzarsi” anche attraverso un rinnovamento manageriale in grado sia di valorizzare le diverse funzioni d’impresa, sia di sfruttare tutte le aree strategiche d’affari della società.
In un simile processo di cambiamento, pertanto, il ruolo del management quale portatore di valori aziendali e sportivi diviene di fondamentale importanza, fungendo da garante della redditività di lungo periodo.

Appare quindi evidente come le novità introdotte dalla legge 586/96 abbiano radicalmente mutato il contesto di riferimento delle Federazioni, delle Leghe e delle singole società sportive e, modificandone profondamente lo status, impongono al loro management di conciliare il nuovo stato giuridico delle società alle indiscutibili peculiarità del settore.


Tabella: Conseguenze dell’introduzione dello scopo di lucro nello sport


L’influenza del mercato sui regolamenti degli sport
Le esigenze del mercato non influiscono solo sul legislatore istituzionale ma anche sui veri e propri regolamenti delle singole discipline sportive.
Lo stesso comportamento motorio degli atleti, unitamente alle tecniche e alle tattiche di gioco, viene giocoforza condizionato dal mutare delle regole; storici esempi sono rappresentati dalla modifica dell’asticella del salto in alto (1920), dall’accettazione del cambio sulle biciclette, introdotto al Tour de France nel 1937 o dalla soppressione dei lanci “in rotazione” e dalla variazione della portata del giavellotto.

Le modifiche alle regole introdotte nelle diverse discipline sportive e le proposte di riforma attualmente al vaglio delle singole Federazioni sportive sono state, il più delle volte, consigliate da una serie di fattori riconducibili all’evoluzione delle influenze socio-culturali, al miglioramento delle tecniche di gioco, allo sviluppo delle tecnologie dell’informazione.
Queste ultime, nel corso dell’ultimo decennio, hanno profondamente mutato i rapporti tra sport ed ambiente di mercato e, consolidando il crescente rapporto d’iterazione tra sport e business, inducono sempre più spesso Federazioni e club a necessarie modifiche dei regolamenti per reperire nuove e significative risorse economiche.

Tutto questo rende estremamente difficoltoso sia il compito del legislatore istituzionale sia quello degli operatori economici, delle Federazioni e degli atleti, i quali si trovano a dover mediare interessi ed esigenze talvolta diametralmente opposti; esempi al riguardo riguardano la recente diatriba circa la ripartizione dei diritti televisivi, l’orario di inizio di molte manifestazioni imposto, talvolta, dagli sponsor o dai media (indimenticabile la finale dei Mondiali di calcio Usa ’94 giocata alle ore 12.00 locali con una temperatura altissima), le nuove regole per i portieri di calcio, fino alle proposta di Blatter, presidente della F.I.F.A., di far disputare i mondiali di calcio con cadenza biennale.

Tabella: Modifiche regolamentari e attuali esigenze di mercato


Va notato come alcune modifiche regolamentari vanno contro la natura stessa dello sport. Basti pensare al “golden gol” nel calcio, introdotto nei Mondiali di Francia 1998 e successivamente abolito, che rendeva la competizione, durante i tempi supplementari, non più uno sport “a tempo determinato” ma “a obiettivo” (segnare per primi).

Sommario                                           
* Laureato in Economia Aziendale, collabora con alcuni siti internet, giornali locali e agenzie di stampa realizzando approfondimenti su temi di attualità sportivo/economica.
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