Che l'Aristocrazia inglese
si sia impadronita del tennis non è che un fenomeno logico d'eredità,
dal momento che il tennis è il figlio naturale di uno sport praticato
da secoli dai re di Francia: il gioco della Pallacorda.
In realtà,
infatti l'astuto Maggiore Wingfield trovò il modo di attualizzare il
vecchio gioco della pallacorda che assieme ad altri giochi erano considerati,
sin dai tempi più remoti, come una gradevole distrazione ed uno svago
per il corpo.
Questi giochi, salvo rare eccezioni, si sono giocati fino
ai tempi più moderni con le mani e con la palla, accessorio di base.
Si è trovato a Tebe una palla in cuoio di 75 cm. di diametro, cucita
con delle cordicelle e riempita di "suoni"; Omero parla spesso di vari
giochi con le palle ed altri scritti ci rivelano che il primo gioco
della Pallacorda fu costruito a Costantinopoli da Théodose II.
Méssaoudi
racconta che Haroun El Rachid fu il primo califfo di Bagdad a giocare
alla Pallacorda (386 d.C.) in una stanza chiusa. Sembra anche che questo
gioco fosse il passatempo preferito dei Principi d'Oriente, ma si può
certo dire che furono i Re di Francia a fare di questo gioco il loro
sport preferito.
Ma la Pallacorda, che consisteva essenzialmente nel
mandare una palla contro un muro, ha egualmente sedotto nel XII° sec.
gli ecclesiastici.
Infatti, da un curioso piccolo trattato "Le Jeu de
Paume à Orléans" (1888) pubblicato dall'Abate Th. Cochard, emerge che
la Pallacorda era in vigore anche nelle sedi delle grandi scuole episcopali.
Nel corso dei secoli sono emersi due modi di esercitarsi con la Pallacorda;
in esterno, nei vasti parchi dei castelli, e questo gioco venne chiamato
"Longue Paume" (in inglese Long tennis); o in una sala all'interno dei
castelli con il nome di "Courte Paume" (in inglese Short tennis).
Gli
ecclesiastici, nei monasteri, disposero degli angoli o delle stanze
che permettessero loro di giocarci senza costruire particolari edifici.
Quindi le particolarità naturali dei luoghi che furono utilizzati possono
spiegare forse le conformazioni bizzarre dei campi della Pallacorda.
La prima impressione infatti, guardando questo antico gioco è di asimmetria,
in cui nessuno dei quattro angoli del grande rettangolo di gioco è uguale.
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Tratto da: "LA FABULEUSE HISTOIRE DU TENNIS" di Christian Quidet - Edizione O.D.I.L. - Parigi 1979
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