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Lo sport riveste una carica psicologica così grande da costituire un importante strumento educativo: aiuta l’evoluzione armonica della persona lavorando su molteplici leve.
Nello sport che sollecita la capacità di esplorare tutto il nostro potenziale, fisico e psicologico, spingendolo ai limiti delle nostre possibilità, la sfida non è solo con gli altri, ma anche con noi stessi e modifica le attese in base all’età.
Francesco Moser, ad esempio, ha cercato di battere il suo record dell’ora dopo dieci anni dalla sua conquista. Hanno preso piede anche le Olimpiadi dei portatori di handicap e degli anziani. Non esiste condizione umana che non sia suscettibile di elaborare e di raccogliere una sfida e quando, in presenza di campioni imbattibili, l’incontro scade di tono, si è fatto ricorso al concetto di handicap, tipico dell’ippica e del golf1.
Ma anche senza questi accorgimenti, molti sfide si concludono drammaticamente all’ultimo secondo, come succede negli incontri di pallacanestro che possono vedere una squadra perdere per 102 a 103.
Insito nel concetto di sfida si trova anche quello di limite. Battere un record significa stabilirne un altro, sempre più invalicabile. Il concetto di limite comporta la capacità di reinterpretare la vita. Diceva Giuseppe Pontiggia che la classifica non è solo accettazione del limite, è anche amore del limite.
La tensione al risultato si trasforma spesso in attenzione al processo. Ciò che conta non è solo l’obbiettivo raggiunto, ma anche lo sforzo che si compie per potervi arrivare.
Stranamente anche i tifosi seguono lo stesso cammino.
Se si analizza il sentimento che sta al fondo della gioia per uno scudetto conquistato, si vedrà che non è mai scevro da una proiezione nel futuro: fin da subito si progetta la conferma o il superamento del record che è appena stato realizzato. Vincere non è tutto: conta anche sognare la nuova vittoria.
Per mantenere il livello raggiunto, soprattutto se è elevato, occorre compiere uno sforzo talvolta superiore a quello che si è sostenuto per giungere in vetta.
Arrivare comporta uno sforzo; restare al vertice richiede un sacrificio ancora più intenso. Ogni giorno si ricomincia da capo e si ripete infinite volte, con pazienza e serenità, la sacralità di un gesto con il rispetto che si riserva a un rito. La capacità di ripartire è un patrimonio importante che lo sport generosamente regala all’educazione dei giovani.
>BR>Lo sport garantisce anche un altro contributo. Aiuta, o può aiutare, ad accettare e a interpretare positivamente il declino. Molti atleti diventano pensionati a trent’ anni ed è il momento più delicato della loro vita.
Lo sport, se vissuto nella interezza, regala la capacità di accettare il declino, di spostare altrove la sfida, di rivedere il concetto di limite. Di ricominciare da capo in un altro campo, senza perdere la speranza.
NOTE
1) Il concetto di handicap si basa sull’idea di diminuire la superiorità di un singolo concorrente, ovviamente il favorito, obbligandolo a gareggiare con difficoltà maggiori dei rivali. Si pensi a una zavorratura al cavallo nelle corse ippiche o a un numero minore di colpi a disposizione rispetto agli avversari, come nel golf.
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