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Quando alleno "cerco un amico"

di Marco Pedinotti*

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    Il portiere di calcio, che io amo definire come: "un imprenditore privato nell'azienda pubblica", nasconde a mio avviso, una personalità egocentrica, pronta a rischiare, capace di prevenire e con grande senso del gruppo.

Allenando i portieri e lavorando anche su una fascia d'età puberale, ragazzi prossimi, quindi, al grande salto verso il calcio che "conta", mi è capitato spesso di sentire nell'ambito dell'organizzazione sportiva affermazioni improprie, ad esempio: "non ha carattere" oppure "manca di personalità".
Riflettendo su quanto detto in premessa e sul significato del termine CARATTERE, che poi altro non è che il nucleo della PERSONALITA' "quell'insieme di azioni, pensieri e sentimenti che è caratteristico di un individuo" (Honigman), appare evidente che ogni portiere ha una sua personalità ben definita, distinta e diversa dagli altri. Si tratta eventualmente di verificare se tale personalità può essere adatta al ruolo, o meglio, essere aiutata ad adattarsi in misura ottimale al ruolo del portiere.

Nell'età puberale, quando il ragazzo prende distanza dall'autorità dei genitori e va alla ricerca di nuovi modelli e figure di sostituzione, il ruolo del preparatore assume una valenza di riferimento importante per il ragazzo in quanto diventa il punto relazionale in grado di aiutarlo nel superamento dei momenti difficili (la molla che funge da spinta per il miglioramento e l'adattamento della sua personalità).
Credo d'altra parte che molta attenzione vada posta nel non cadere nella pretesa di voler cambiare a tutti i costi la personalità del ragazzo. Questi ha già caratteristiche fisiche, esperienze familiari e socio culturali che si concretizzano in un vissuto che contribuisce ad una specifica personalità, sulla quale però rimane un ampio margine d'intervento, per correggere il comportamento e conseguentemente migliorare le prestazioni sportive.
In questo contesto è fondamentale la narrazione d'esperienze vissute che non siano consigli tecnici (quindi, troppo freddi), ma che sappiano trasmettere indicazioni sulla necessità di avere pazienza, di disporre di calma interiore, di avere consapevolezza dei propri limiti.
In questa prospettiva il ruolo del preparatore non può fermarsi al rettangolo di gioco ma deve necessariamente interagire con tutto il sistema socio-affettivo che gira attorno all'atleta. Sono necessari rapporti con la famiglia, è opportuno condividere con il ragazzo i gusti non solo sportivi (interessi culturali, di studio, musicali etc.) sapere comprendere le caratteristiche degli ambienti che egli frequenta, sempre però con grande riservatezza e rispetto delle sue idee.

Al di là delle qualità fisiche dell'atleta, delle sue potenzialità tecniche, elementi sui quali deve incidere positivamente un allenamento specifico, ritengo fondamentale che un buon preparatore dei portieri abbia come motto "quando alleno, cerco un amico". Con una consapevolezza: che la vera amicizia non è quella che dà sempre ragione all'altro, ma è quella che si basa sul concetto di "amico critico" cioè di colui che ti osserva dall'esterno e per il tuo miglioramento ti segnala non solo e non tanto i tuoi limiti ed i tuoi errori , ma le modalità, i trucchi del mestiere tramite i quali i limiti magari restino, ma facciano meno danni.

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*Preparatore dei portieri A.C. LUNIGIANA (MS)
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