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La situazione degli stadi in Italia:
analisi degli errori passati e
delle prospettive future (seconda parte)


dott. Francesco Cuzzupoli*

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    Quasi tutte le società di calcio hanno dichiarato la loro disponibilità alla gestione diretta degli stadi stessi, anche se a condizioni diverse da quelle attuali (ad esempio gli utili di gestione dovrebbero essere di esclusiva competenza del concessionario).
La situazione attuale in Italia mostra un ritardo preoccupante nella gestione diretta anche delle attività interne allo stadio, tra cui l'affitto di sale per l'organizzazione di eventi o di conferenze, la vendita diretta degli spazi pubblicitari, la gestione della ristorazione, dell'area ospitalità, dei parcheggi, dell'area commerciale.
Da tale situazione si evince che le potenzialità da sfruttare in termini economici sono rilevanti e tali da assicurare anche ai club di minori dimensioni lauti guadagni.

Da qualche anno l'obiettivo di molti club professionistici, grandi e piccoli, è diventato quello di sfruttare pienamente le opportunità che può offrire uno stadio di calcio, utlizzandolo in maniera continuativa e polifunzionale nel corso dell'anno, aprendosi alle esigenze provenienti dall'esterno: ciò è possibile esclusivamente gestendo direttamente lo stadio o, ancor meglio, avendone la proprietà.
Analizzata la particolare situazione italiana, per le società di calcio rimangono due alternative: acquistare lo stadio dai Comuni (opzione difficilmente praticabile a causa delle richieste esose degli enti pubblici) o costruirne uno per conto proprio.
Senza dubbio, gli investimenti necessari per la realizzazione sono rilevanti e potrebbero rappresentare un peso non indifferente per le casse delle società. Ciò significherebbe gestire direttamente, allo stesso tempo, da una parte la vendita degli spazi pubblicitari, e dall'altra aprire le porte dell'impianto lungo l'arco della settimana trasformandolo in un luogo d'incontro della comunità ottenendo, così, effetti positivi in termini di ricavi. Per di più, c'è da considerare che, con la gestione diretta dello stadio da parte della società di calcio, non esisterebbe più il peso sul prezzo dei biglietti della società di gestione concessionaria dell'impianto.

Lo sfruttamento dello stadio è certamente molto importante per i grandi club, ma lo è ancora di più per le società minori, in grado di ricavare una somma minima dagli introiti dei diritti televisivi rispetto alle società più quotate, in un sistema come quello italiano che li privilegia quale fonte principe di ricavo per i club calcistici.
La consapevolezza della necessità dello sfruttamento di fonti di ricavo sempre più diversificate, in cui lo stadio può e deve avere una voce importante, sta prendendo sempre più piede, e la convinzione che la realtà delle cose stia cambiando e che presto o tardi ci si dovrà adattare, pena l'esclusione e forse la scomparsa dal calcio moderno, è ormai presente anche nel management delle società "minori".

La Juventus è la società di calcio italiana che per prima ha inteso la fondamentale importanza di investire in uno stadio di proprietà, in modo da renderlo un asset economicamente indipendente e finanziariamente valido nell'ambito della propria strategia di gestione.
Il club più titolato d'Italia ha, seguendo tale filosofia gestionale, recentemente iniziato, nel maggio 2003, i lavori di ristrutturazione dello stadio Delle Alpi, vero monumento alla cattiva progettazione e gestione di un impianto sportivo.
L'opzione sul diritto di superficie dell'area su cui sorge la struttura, ottenuta dal Comune di Torino dietro il pagamento di 24 milioni di euro, sarà di 99 anni con la possibilità di rinnovo alla scadenza nel 2104. Il nuovo impianto sarà pronto per la stagione 2005/2006, i lavori saranno effettuati soltanto nelle pause agonistiche tra una stagione e l'altra, senza, quindi, la necessità per il club di emigrare altrove, verrà intitolato alla memoria di Giovanni Agnelli (la Nike, sponsor tecnico della Juventus per i prossimi 12 anni, non ha posto veti in tal senso) e, fattore più importante di tutti, il club ne sarà proprietario e gestore diretto.
I dirigenti bianconeri si sono ispirati al St James' Park di Newcastle per il progetto definitivo, l'esatto contrario del vecchio impianto, costruito in occasione dei Mondiali di calcio del 1990 e costato più del doppio del preventivo iniziale.

Passato dalla gestione della Publigest (le due società torinesi, già nel 1991, erano tenute a corrispondere percentuali sugli incassi netti pari al 7% per le partite di campionato ed al 4% per quelle di coppa internazionale) a quella del Comune nel 2000, il vecchio Delle Alpi è risultato un teatro spesso vuoto, freddo e inanimato anche a causa della pista di atletica imposta all'epoca da Primo Nebiolo: tra gli altri problemi il canone di affitto elevatissimo, 900.000 euro annui per Juventus e Torino, più un concorso del 50% nelle spese straordinarie. "Dopo la quotazione in borsa un impianto di proprietà era una necessità1": il nuovo stadio sarà disposto su 2 anelli, la capienza scenderà dagli attuali 69.000 posti a 35-40.000, verranno costruiti 200 palchi, la pista di atletica verrà eliminata, le tribune saranno avvicinate al campo di gioco e l'impianto sarà dotato di una copertura leggera in vetro, con un investimento di circa 70 milioni di euro.

Oltre al museo bianconero e alla sede della società situati all'interno della struttura, sorgeranno nell'area intorno allo stadio un parcheggio per 4.000 posti auto, ristoranti, un centro commerciale, un cinema multisala e diversi esercizi commerciali. Così rivisitato, il Delle Alpi sarà in grado di diventare una fonte di ricavo per la società, un luogo aperto anche ad esigenze di entertainment lungo tutto l'arco della settimana, adatto alle famiglie e dotato di comfort e servizi per tutte le tipologie di spettatori.



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Sommario
* Neolaureato in Scienze della Comunicazione con tesi sul Marketing della gestione integrata degli stadi di calcio in Italia e in Europa. Ha contribuito alla stesura dei contenuti e all'organizzazione di Sport Up 2004 "Be the player" e di Sport Up 2003 " Chi comunica vince", convegni su new media e sport.

1) MARANI M., Grandi stadi, è ora di aprire i cantieri privati, in IlSole24OreSport, n. 3 anno 4, p. 4

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