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Analisi del carico interno nel calcio giovanile

Perchè la scelta del metodo basato sulle RPE?


di Simone Fugalli*

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La scelta di utilizzare il metodo delle RPE nasce dal fatto che qualche anno fa, fu eseguito uno simile studio ( Impellizzeri et al., 2003 ) prendendo in considerazione ragazzi della Berretti della Pro Patria (calcio), quindi uno studio abbastanza attendibile seppur con qualche differenza dal nostro in quanto, gli atleti considerati nel nostro studio sono stati 100 e di diverse età, dai 13 ai 18 anni, mentre monitorati col cardiofrequenzimetro solo 17, e tutti appartenenti alla Juniores Nazionale più giovane di un anno della categoria Berretti.

Dai dati raccolti da Impellizzeri et al.,2003 su un totale di 479 sedute di allenamento emersero delle correlazioni significative individuali che andavano da r=0.50 a r=0.90. Oltre a ciò, emerse anche che la fatica percepita era più sensibile della frequenza cardiaca al contributo anaerobico, quindi che le RPE registrate erano maggiori alla reale fatica avvertita.
Quindi, secondo l’autore, il metodo sulle RPE può essere un buon indicatore del carico allenante globale nel calcio, anche se, le moderate correlazioni trovate non permettono di usare le RPE per sostituire completamente la frequenza cardiaca. Il principale vantaggio dell’uso del metodo delle RPE per monitorare il carico allenante è rappresentato dalla sua semplicità e dalla facilità con cui può essere inserito nella routine dell’allenamento. Inoltre, è facilmente comprensibile dagli atleti e non è un metodo invasivo.

Un altro vantaggio di questo metodo è che, se combinato con i risultati di test di performance specifici, è possibile delineare in modo accurato le risposte al carico allenante. Ad esempio, al completamento di un microciclo il test può essere utilizzato per determinare se il carico allenante ha prodotto effetti adattivi positivi o negativi. Con il tempo e la pratica si riuscirà a capire meglio la tolleranza individuale all’allenamento in modo da applicare ad ogni atleta il carico ottimale. Questo consente anche di capire quando inserire allenamenti o microcicli di scarico. Infine, utilizzando in modo regolare il monitoraggio dello stress allenante, è possibile ottenere una miglior comprensione dello stress fisiologico a cui è stato sottoposto l’atleta.

Attraverso gli indici di scarico di allenamento descritti da Foster (1998), si riduce la probabilità di eccessivi carichi di lavoro, diminuendo, di conseguenza, le possibilità di sovrallenamento o di infortuni.

La tabella descritta in seguito, descrive in maniera ampia e riassuntiva quanto detto fino ad ora:


                                                       
*Corso in Scienza e Tecnica dello Sport
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